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Perché viaggiare via terra: alcuni buoni motivi

Con l’inizio del 2022 chiudo il mio secondo anno di viaggi senza aerei. Complice la pandemia che non mi ha permesso di andare in altri continenti, ho deciso di spostarmi in Europa solo su ruote o binari. Ma ho progetti ben più ambiziosi – e lunghi – per quando le frontiere mondiali avranno meno restrizioni.

Viaggiare via terra (acqua) è diventato per me quasi uno status symbol, un modo di essere che ogni tanto richiama dei “ma tu sei pazza”.

Perché ho deciso di viaggiare solo via terra

Ad alcuni può sembrare una follia farsi 23/24 ore di autobus per un tragitto che in aereo ne richiederebbe 2 e mezza (vedi Lviv-Venezia, che ormai ho fatto così tante volte su ruote che è diventata un’abitudine). 

Ma cosa faccio tutto questo tempo in un bus o in un treno? Scrivo questo articolo, per esempio.

Viaggiando su mezzi che non volano il tempo rallenta e io entro in una bolla tutta mia che dura ore e ore e nelle quali posso fare tutto ciò che mi piace – tranne lo yoga: sarebbe imbarazzante mettersi a fare la posizione del cane che guarda in giù tra i sedili.

viaggiare via terra
Il cane che guarda in giù

Ciò che adoro è proprio la lentezza dell’andare: il bus e il treno mi regalano tempo, non me lo fanno perdere come si potrebbe pensare. In queste ore faccio tutto ciò che amo: scrivo, leggo libri di viaggio come questo, mi dedico ai progetti digitali, chiacchiero con altri viaggiatori. Non sono mica la sola a fare questi viaggi lunghi, altrimenti i treni e i bus a lunga percorrenza non esisterebbero.

Le nostre chiacchiere e i nostri pensieri si incidono sul nastro del paesaggio che scorre lateralmente. E questo è un altro motivo per cui viaggiare via terra è così utile, almeno per me.

Non mi servirebbe a nulla partire da una scatola, sorvolare il mondo e atterrare in un’altra scatola identica, perdendomi tutte le sfumature del mondo che cambia.

Io intanto vado, vedremo dove arrivo

Parto dalla laguna, supero il ponte sospeso sul mare, attraverso le nebbie venete, proseguo oltre le Alpi, tra la neve, vedo campanili austriaci, dolci colline slovene, l’infinita puszta ungherese, il sole che si riflette lontano sul lago Balaton, e poi girasoli, girasoli e ancora girasoli. Campi infiniti di girasoli (lo so che sto mischiando le stagioni, ma, in fondo, il mio viaggio è uno solo e lunghissimo).

Il mio viaggio è uno solo, e lunghissimo

Approdo nelle terre di confine, dove agli agenti dal grugno duro si alternano vecchie signore rotonde che vendono frutta e verdura su banchi pittoreschi; tipi loschi dai lineamenti secchi sono sempre pronti a richiamare la tua attenzione; le lingue si mescolano, non sono più né l’una né l’altra. Un groviglio di suoni e fonemi come gomitoli in disordine nel cestino. Ci provi a prendere i ferri e a districarli, ma è impossibile. Quei popoli di confine non sono né noi, né gli altri.

Sono solo se stessi, da sempre, da quando i confini erano un po’ più in qua o un po’ più in là.

Viaggiare via terra ti dà il tempo di assaporare le nuances della terra, dei popoli, del loro cibo. Tra le Alpi e i Carpazi cambia tutto.

Tra la pianura veneta e il Mediterraneo sembra che non ci siano similitudini. Adesso vedo le palme, ascolto una lingua bastarda, la carnagione di chi mi circonda si è scurita gradualmente e io ne ho visto cambiare ogni pigmento.

Viaggiare via terra: quando il viaggio è tuo maestro

È vero, ci vuole tempo, tanto tempo. E pazienza. Perché a volte i viaggi non sono così facili. Per fare Kiev-Varna, l’estate scorsa, ci è voluto del tempo. Io adoro dormire nelle cuccette del treno, anche in mezzo a sconosciuti. Il perché non lo so, ma il dondolio sulle rotaie che sfrecciano tra le betulle prima e i campi di grano poi ha un effetto soporifero. Non dormo mai così bene come in treno.

viaggiare via terra
Il treno è un buon amico

Quella mattina mi ero risvegliata ad Odessa, ben intenzionata a mangiare syrniki – delle frittelle dolci di formaggio fresco con marmellata o panna acida – e di passeggiare lungo il Mar Nero. Poi, come dicevo prima, incontri sempre altri viaggiatori come te, che devi salutare in fretta prima di montare sul bus che circumnaviga il Mar Nero.

E capita che il doganiere tra Ucraina e Moldavia si stranisce a vedere una donna italiana in quel punto dimenticato da Dio e ti ferma, ti interroga in russo, ti fa la ramanzina nazionalistica perché non parli ucraino, ti lascia andare e il bus si rompe in terra moldava, di notte e stai lì ore fino a che non arriva il meccanico e si riparte.

Succede che i treni fanno tardi e perdi la coincidenza e ti ritrovi a dover improvvisare un altro passaggio. Succede che succede una pandemia mondiale, e scopri che i collegamenti via terra sono stati sospesi e devi convincere tassisti bulgari a portarti alla dogana, attraversare il confine a piedi con uno zaino da 11 kg sulle spalle e sorridere agli agenti che hanno un punto interrogativo in viso, approdare in Macedonia e comprare passaggi da tozze donne gitane che pareva non aspettassero altro che due viaggiatrici appiedate.

Con l’aereo tutto ciò non sarebbe successo. E vedere questi contrattempi in modo negativo o positivo, lo scegli solo tu.

Cosa mi insegna questo stile di vita

Viaggiare via terra mi sta insegnando la pazienza, che non è la mia specialità. Ti insegna a comunicare con chiunque, non importa quale lingua l’altro parli. Ti insegna a improvvisare, a chiedere, ad accettare l’aiuto che ti dà una commessa macedone quando ti vede di sera, preoccupata, senza un posto dove andare a dormire; a unirti ad altri viaggiatori su scooter che si inerpicano su vie di polvere rossa in Laos; a contrattare con i tassisti cinesi anche se non capisci tutto ciò che dicono.

Ti insegna a stare con te stessa per tanto, tanto tempo. E, infine, ti insegna a guardare fuori dal finestrino, ad apprezzare le miliardi di sfumature che Madre Terra ci ha regalato.

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Assaporo tutte le nuances che questo mondo ci regala

A proposito, non voglio perdermi quello che c’è oltre. È ora di chiudere il computer e di continuare a godermi la bellezza che si stende al mio fianco.

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