In viaggio con Erodoto di R. Kapuścinski

In viaggio con Erodoto di R. Kapuścinski

Oggi inauguriamo una nuova rubrica, probabilmente pubblicata in modo irregolare, seguendo un po’ il mood del momento e che chiamerò “in viaggio con“, in onore del primo libro commentato. Ho infatti appena finito di leggere In viaggio con Erodoto di Ryszard Kapuścinski.

In fondo, negli ultimi tempi, ogni volta che entro in libreria vado diretta agli scaffali di narrativa di viaggio e mi perdo a leggere le sinossi di Rumiz, Terzani, Thuborn, eccetera.

A casa di mia mamma – che è dove tengo i miei 500 e passa libri cartacei (un giorno mi comprerò una casetta al mare e creerò una biblioteca in stile Bella e la Bestia) – ho tutta una sezione dedicata ai reportage di viaggio.

Non c’è nessuna ragione in particolare per cui dare il via a questa rubrica con Kapuścinski, se non che mi è venuta l’idea l’altro giorno in montagna, ad Asiago, mentre leggevo le avventure del giornalista polacco in Congo e la neve scendeva sull’altopiano veneto. Insomma, prendi questo post come una chiacchiera tra amici che amano viaggiare.

In viaggio con Erodoto: una semi-biografia in compagnia di un greco

In viaggio con Erodoto
Copertina del libro

Secondo Kapuścinski, Erodoto è stato il primo vero e proprio reporter della storia, un reporter di 2500 anni fa che si spostava a piedi, in nave, su carretti attraverso tutto il mondo allora conosciuto: la Grecia, l’Asia Minore, la Persia, l’Egitto e poco più. Ed è di lui che ci parla l’autore mentre ci porta a spasso attraverso la sua vita come corrispondente estero.

Ryszard Kapuścinski, polacco del Secondo Dopoguerra che aveva come chiodo fisso “l’attraversare la frontiera”, scopre le Storie di Erodoto il giorno in cui la sua redazione lo manda all’estero per la prima volta. Di reporter polacchi oltre confine, negli anni ’50, ce n’erano ben pochi e infatti quando atterra a Roma prima di dirigersi a Delhi, un suo collega italiano lo fa vestire da “civile”, togliendogli di dosso gli abiti comunisti sformati per dargli un look più romano. Gli occhi degli italiani puntati su quell’alieno da oltre la cortina di ferro sono il suo primo contatto con il mondo esterno.

L’Asia

Non fa in tempo a sentirsi a disagio, che gli tocca prendere la coincidenza per un’India poverissima, da poco indipendente, dove le fiumane di miserabili lungo le strade si spostano flemmatiche al suono del clackson del suo taxi. In India lo bloccano la barriera linguistica, la povertà estrema, i roghi lungo il Gange, la vista degli scheletrici guidatori di risciò che gli offrono un passaggio.

Dopo l’India viene spedito nella Cina Maoista: le persone dai visi impenetrabili vestono tutte uguali. Nessuno sembra avere una personalità e Ryszard scopre che quell’impenetrabilità, quel sembrare un automa è l’unica via per la salvezza. Se in India veniva trascinato da una corrente irregolare, che si bloccava spesso, in cui ognuno ciondolava qui e lì come preferiva, in Cina si ritrova a seguire un flusso secco e preciso, dove nessuno ha il diritto di fare un passo diverso.

Frequenta colleghi che gli offrono sorrisi e tè, ma mai una notizia, mai un’informazione, mai una spiegazione. Ogni comunicazione con i cinesi è interrotta da una muraglia, che non è solo quella linguistica ma soprattutto quella della tirannia. Dorme in una stanza senza porta, dalla quale il suo collega può tenerlo sott’occhio. Passa il tempo a studiare il cinese e la Cina, senza mai poter fare il proprio lavoro. Non può: è la Cina Maoista e lui è l’unico giornalista straniero nel Regno del Centro. Tutti gli altri vivono e lavorano a Hong Kong.

L’Africa

In viaggio con Erodoto
Ryszard Kapuścinski

Quando infine viene posto un punto alla tale surreale situazione, la redazione lo manda in Iran e poi in Africa. È l’unico giornalista polacco in tutto il territorio ed è costretto a seguire un continente intero. Va in Sudan, Congo, Algeria, Egitto, Senegal. In “In viaggio con Erodoto”, l’autore non ci parla molto della sua vita in Africa, ma ogni tanto ci dona dei brevi scorci: il braciere per allontanare gli insetti, la giungla impenetrabile, le vie di comunicazione chiuse quando scoppia la guerra in Congo. Tutto ciò viene narrato in modo più approfondito negli altri libri dell’autore.

In questo volume noi lo accompagniamo nella sua eterna lettura: “le storie di Erodoto”, appunto. Quel libro spiegazzato e rovinato che lo ha accompagnato in tutti i suoi viaggi in continenti diversi. Quel libro che gli ha insegnato la determinazione, la resistenza, la tenacia del reporter e che, la sera, lo alleviava dal peso del proprio lavoro, su una terrazza in riva al mare di un’isola senegalese, in aereo, nei bar degli hotel per stranieri.

In viaggio con Erodoto

Questo libro/biografia/recensione alterna pagine di vita di Kapuścinski ad altre che analizzano i viaggi di Erodoto. Non viaggiamo solo nell’Asia e nell’Africa del ‘900, bensì anche nella Grecia e nella Persia di duemilacinquecento anni fa.

Erodoto percorre tutta la sua terra e oltre, parla con le persone, riporta gli usi e i costumi dei Fenici, le imprese di Ciro, Dario e Serse di Persia, la tenacia degli Sciti in Europa Orientale, la crudeltà delle guerre con la Grecia e l’amore per la democrazia dei suoi compatrioti, che sacrificano la vita piuttosto che la libertà. Ci racconta delle credenze dei popoli del mondo allora conosciuto, tutto per sentito dire, ché all’epoca non esistevano mica enciclopedie, Google o giornali. Con una tenacia pazzesca, Erodoto se ne va in giro a fare domande, a mangiare al desco di persone di culture diverse, a chiedere e a informarsi. Ci riporta tutto, aggiungendo il proprio pensiero. Spesso è scettico, non crede alle superstizioni, disapprova alcune credenze e ce lo rende noto.

“Solo in viaggio un reporter si sente se stesso e a casa propria”.

Busto di Erodoto

Dice Ryszard. Erodoto racconta la storia del suo tempo e del suo passato, impersonificandola. Tutte le storie hanno dei personaggi ben definiti, con nome e cognome, con un volto e delle caratteristiche, con le loro passioni, i loro errori, le loro ragioni. Attraverso l’uomo Erodoto ci narra la Storia, cerca di capirne le cause, i motivi interiori che spingono l’uomo – o il fato – a fare alcune cose.

È il primo studioso dell’essere umano e lo fa con la tragicità del teatro greco dei tempi di Sofocle. E allora il suo reportage di un’era diventa la storia di ogni persona che ha calpestato questa Terra, diventa un manifesto del proprio tempo e di ciò che guidava l’animo umano.

Nessuna delle fonti riportate è certa. Sono solo i racconti dei racconti dei racconti del fatto accaduto. O forse, come sottolineaKapuścinski, Erodoto non riporta la Storia come è stata, ma come gli uomini volevano che fosse.


“Erodoto infatti va alla scoperta dei suoi mondi con l’entusiasmo e la passione di un bambino. La sua scoperta principale è che i mondi sono molti.

E tutti diversi.

Che sono tutti importanti e che bisogna conoscerli, poiché le altre culture sono specchi che riflettono la nostra, permettendoci di capire meglio noi stessi. È impossibile definire la propria identità finché non la si è confrontata con le altre.

Ecco perché Erodoto, dopo aver scoperto la cultura degli altri come specchio nel quale rifletterci per comprenderci meglio, ogni mattina, instancabilmente, torna a rimettersi in viaggio.

— RyszardKapuścinski

Se ti piace leggere, fai una giro nella mia biblioteca.

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