Vita da scrittrice

Le temperature sono sotto lo zero, oltre la finestra il sole brilla sull’altopiano innevato di Asiago. Ci sono arrivata ieri, attraversando in bus i banchi di nebbia sui tornanti a gomito, la strada scivolosa, la pioggia. Poi siamo sbucati su, in alto, tra casette come quelle nelle fiabe, pascoli lontani e cataste di legna.

Ben imbacuccati e al sole si sta bene, fa quasi caldo. Mi accompagnano Ryszard Kapuścinski ed Erodoto. Il giornalista polacco mi racconta del concerto di Armstrong a Khartum nel 1960 e di quando Dario partì per la guerra contro gli Sciti. La prima neve di quest’anno si scioglie ai raggi del sole. Cadendo dal tetto del rifugio mi fa sobbalzare.

Intanto, scrivo.

Lavorare da remoto con la scrittura

La scrittura è il lavoro da remoto per eccellenza ed esiste da prima dello smartworking, della pandemia e dei nomadi digitali. È un mestiere che nasce nella testa durante le situazioni più improbabili e scorre fuori dai polpastrelli in qualsiasi angolo abbastanza comodo per sedersi e poggiare il PC.

È un lavoro bello che può essere svolto in ogni angolo del mondo, da una spiaggia, dal letto, dalle biblioteche. Tra quest’ultime la mia preferita rimane la Querini di Venezia: il parquet che scricchiola sotto i piedi e le antiche finestre aperte dalle quali penetrano l’odore salmastro della laguna e i canti dei gondolieri.

Chi vuole intraprendere questo mestiere, che è anche uno stile di vita, si starà chiedendo: “com’è la vita di una scrittrice?”

Vita da scrittrice: la giornata tipo degli autori

Vita da scrittrice

Un’autrice – o un autore – è una persona che non sa se e come arriverà a fine mese, sa solo che non può non scrivere e farà di tutto per poterlo fare. La scrittura, per parafrasare lo scrittore tedesco Thomas Mann, non è una vocazione ma una maledizione e questo si fa sentire molto presto, in un’età in cui si dovrebbe essere spensierati. Ci segue per tutta la vita travolgendo il resto.

Scriviamo per il piacere di creare un mondo, per allietare le serate altrui; scriviamo come se stessimo suonando un pianoforte, la tastiera del PC diventa quella dello strumento e chi ci è attorno può solo esserne allietato o disturbato, non ci sono vie di mezzo. Diventa la musica della nostra vita, la scrittura.

Di solito gli autori si svegliano presto: Gabriel García Márquez sgusciava fuori dal letto all’alba per poter leggere prima della colazione e delle sue sei ore di scrittura; Virginia Woolf lavorava ai suoi romanzi ogni mattina dalle 9 alle 12, nel pomeriggio si dedicava al lavoro di critica letteraria e di stesura del diario, che ci ha lasciato grazie alla cura del marito Leonard; Stephen King si impone di scrivere almeno 10 pagine, preferibilmente entro l’ora di pranzo.

Secondo la cronobiologia – un ramo della biologia che studia i ritmi biologici degli organismi viventi – il momento migliore per dedicarsi alle attività intellettuali è tra le 9 e le 10 del mattino. Dopo una bella passeggiata per risvegliare il corpo, è l’ora perfetta per chi si dedica alla scrittura. L’ideale sarebbe spremere la fantasia fino all’ora di pranzo, se necessario intervallando la scrittura con studio e ricerche, e lasciare il pomeriggio alle revisioni e alla lettura.

Oltre alle parole

Ci sono due elementi essenziali che non possono mancare nella vita di una scrittrice o di uno scrittore: l’attività fisica e la vita.

L’attività fisica, qualsiasi essa sia, è di grande aiuto alla mente e alla nostra arte. Grazie allo sport non solo muoviamo i muscoli e lo scheletro che costringiamo per ore alla scrivania, ma in quei momenti la mente si allontana dal compito intellettuale e si svuota, si ripulisce. Durante lo sport siamo concentrati solo sul movimento del corpo, così che la fantasia e l’intelletto possano prendere aria. Inoltre, tutto ciò che leggiamo, vediamo, scriviamo, in quei momenti si deposita nel “cassonetto dell’umido” mentale dove genera un ottimo humus fertilizzante.
Capita così che le idee migliori per un racconto, un romanzo o un articolo vengono fuori quando meno ce lo aspettiamo, durante una posizione yoga, mentre pedaliamo o colpiamo la pallina con la racchetta.

Vita da scrittrice è vivere molto

L’altro elemento importante è la vita. Vivi molto, così scriverai molto. In fondo la letteratura non parla d’altro che della vita e per narrarla dovremmo pur conoscerla, no? Vivere può significare qualsiasi cosa: parlare con le persone, fare avventure straordinarie, viaggiare, essere immersi a pieno nel proprio paese, ufficio, situazione e poi scriverne.

Un romanziere o un autore di racconti brevi si siede in un angolo e osserva chi passa, prende appunti, va in biblioteca e legge di altre vite, reali o fittizie. Si concentra su ciò che gli è attorno, sulle persone che conosce, sui piccoli accadimenti della quotidianità. La sera getta tutto nel frullatore e sparge sul foglio ciò che ne esce.

Uno scrittore di viaggio parte, va in giro, vede luoghi nuovi, legge dei posti che visita, parla con i locali e intanto appunta tutto nell’immancabile taccuino che ha sempre in tasca o nel cellulare. Quando ritorna dalla spedizione a casa, passa le mattine a scrivere di ciò che ha vissuto.

La vita di una scrittrice è al contempo eccitante e solitaria, piena di avventure e ripetitiva nell’atto della stesura. Scandita da tempi rigidi di lavoro nei quali non è consentito deconcentrarsi, e da altri in cui il caos è la materia prima.

È una vita caotica, variopinta, incerta. Una sola cosa è certa di questo mestiere: che non esistono certezze.

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